Vendita e locazioni, prezzi, tempi e prospettive: ecco il sondaggio Bankitalia – Agenzia Entrate
Nel mese di agosto è stato pubblicato il consueto “Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia”, realizzato da Banca d’Italia in collaborazione con l’OMI, l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. Il sondaggio, relativo al secondo trimestre 2019, è stato condotto tra fine giugno e metà luglio presso 1500 agenzie di settore. Vediamo insieme i dati principali emersi da questa rilevazione statistica.
Vendita: prezzi, tempi, incarichi a vendere, mutui
Secondo il sondaggio, 4 operatori su 5, circa l’80%, segnala una stabilità dei prezzi nel trimestre di riferimento. Il saldo tra chi segnala pressioni ai ribasso sui prezzi e chi le segnala a rialzo è infatti invariato rispetto agli ultimi 5 trimestri. In controtendenza positiva, l’aumento della percentuale di agenzie intervistate che dichiarano di aver venduto almeno un immobile tra aprile e giugno 2019. La percentuale sale infatti dal 74,8% all’81,4%. Si tratta perlopiù di immobili già esistenti, nell’84% dei casi, mentre è cresciuta dal 9,6% al 15,7% la percentuale di agenzie che hanno venduto anche immobili di nuova costruzione. Stabile rispetto al trimestre precedente il margine medio di sconto sul prezzo di vendita rispetto alla richiesta iniziale del venditore. Se da un lato, infatti, cala la quota di agenzie che segnalano uno sconto medio basso, ovvero inferiore al 5% oppure tra il 5 e il 10%, cresce la percentuale di agenzie che dichiarano uno sconto medio compreso tra il 10 e il 20%. In riduzione i tempi medi di vendita di un immobile: i 6,3 mesi sono il dato più basso degli ultimi 10 anni. In calo il numero di agenzie che segnalano un aumento degli incarichi: nel primo trimestre il dato era il 9,7%, ora siamo all’8%. Cresce però, dal 15 fin quasi al 18%, la percentuale di operatori del settore che evidenzia un calo degli incarichi. La motivazione principale della cessazione dell’incarico a vendere, come ad ogni sondaggio, risulta essere sempre l’assenza di proposte per l’acquisto a causa del prezzo richiesto troppo elevato: questo avviene nel 65% dei casi. Sale da 44% al 49% circa la quota di agenzie che indicano la colpa nella cessazione del mandato alle proposte di acquisto a prezzi considerati troppo bassi dal venditore, così come sale al 31% (+4 rispetto al I trimestre e +6 rispetto ad un anno fa) il numero di operatori che indicano come causa di fine incarico l’attesa di prezzi più favorevoli. I mutui ipotecari continuano ad essere sempre la modalità di acquisto più frequente: la percentuale di compravendite finanziate attraverso il mutuo ipotecario sale ulteriormente, sfiorando l’80% del totale delle compravendite. Stabile al 74,2% il rapporto tra il prestito e il valore del singolo immobile.
Locazioni
È il dato che è aumentato di più dall’ultima rilevazione quello relativo al numero di agenzie che dichiarano di aver locato almeno un immobile. Nel primo trimestre dell’anno questa percentuale era del 74,2, ora siamo all’86,8%. Torna positivo, per la prima volta negli ultimi 6 anni, il saldo tra le agenzie che dichiarano un aumento medio dei canoni di locazione e coloro che invece lo segnalano in calo, anche se si tratta di un numero basso di operatori, visto che l’83% di loro segnala invece una stabilità nei prezzi medi di locazione. Rimane pressoché stabile al 2,3% (dal 2,5% di marzo) il margine medio di sconto rispetto al prezzo iniziale del locatore. Le agenzie che dichiarano un calo dei nuovi incarichi a locare rimane stabile attorno al 17%, con un peggioramento evidente soprattutto al centro.
Previsioni sul futuro da parte degli operatori
Nonostante i dati sostanzialmente positivi, i professionisti del settore continuano a non essere ottimisti sul futuro. Per la prima volta dal 2016 infatti il saldo tra chi “vede” positivo e chi negativo per il terzo trimestre nel rispettivo mercato di riferimento è tornato in territorio negativo (-1,1%, dal +4,9% di un trimestre fa) soprattutto a causa di un evidente peggioramento tra gli operatori delle aree urbane del Nord Italia. Un calo attribuibile anche al fatto che il terzo trimestre sia quello estivo, e che quindi molti operatori ritengono di ricevere un numero di nuovi incarichi più basso del trimestre attuale. I prezzi saranno stabili e le pressioni al ribasso sui prezzi saranno superiori rispetto a quelle al rialzo. Queste le opinioni in estrema sintesi. Passando a una prospettiva non relativa al loro mercato di zona, ma su scala nazionale, i professionisti intervistati per il sondaggio rimangono cauti. Oltre il 75% prevede una situazione invariata (era il 68,9% tre mesi fa), coloro che ritengono che ci sarà un peggioramento sono aumentati dal 6,1% al 10,3%, mentre quelli che attendono un futuro migliore sono scesi dal 25% al 12, con un calo molto netto. Diverso il discorso se si guarda oltre il secondo trimestre: le prospettive a medio termine, nei 2 anni, sono positive per il 28,4% degli operatori (erano per il 36,3% nell’ultimo sondaggio).