I dati del rapporto del Consiglio Nazionale del Notariato relativo al primo semestre 2018
Nel primo semestre del 2018 il numero totale di fabbricati a uso residenziale oggetto di compravendita è stato pari a 334.979, con un vistoso aumento (+10,72%) rispetto allo stesso periodo del 2017. È il dato principale che emerge dal “Rapporto Dati Statistici Notarili” recentemente pubblicato dal Consiglio Nazionale del Notariato. Analizziamo in questo articolo gli elementi più rilevanti che emergono dall’analisi su scala nazionale, rimandando alla lettura del “Rapporto” e all’analisi dei grafici e delle tabelle in esso presenti, per tutti coloro che volessero approfondire uno o più argomenti.
COMPRAVENDITE PER AREE GEOGRAFICHE E REGIONI
Osservando i dati per aree geografiche, non stupisce il fatto che nel periodo in oggetto (primo semestre 2018), sia il Nord a registrare il maggior numero di atti di compravendita immobiliare, di fatto più della metà del totale (55,83%), con il Nord-Ovest che da solo prende 1/3 del mercato italiano (34,04%) e il Nord-Est poco più di un quinto (21,79%). La percentuale di atti restante è suddivisa tra il 18,43% del Centro, il 17,92% del Sud e il 7,82% delle Isole. Da notare anche come l’aumento più evidente rispetto al primo semestre del 2017 si sia registrato al Centro (+13,79%) e nelle Isole (+11,42%). La regione leader è, ovviamente, la Lombardia, dove si effettua il 20,22% del totale delle compravendite nazionali, con Piemonte e Veneto sui due gradini più bassi del podio (ma entrambe attorno al 9% su scala nazionale, quindi ben distanziate).
Ma il dato più curioso e interessante deriva invece dal calcolo della densità di atti stipulati per numero di abitanti. In questa particolare classifica si conferma al primo posto, come nel 2017, la Valle d’Aosta, nella quale si registrano quasi 1160 vendite ogni 100.000 abitanti; seconda la Liguria e poi il Friuli-Venezia Giulia.
L’aumento più marcato del numero di compravendite rispetto al primo semestre 2017 si è registrato in una regione del Centro (non a caso poco fa indicato come area geografica con la maggior espansione rispetto a 12 mesi fa). Nelle Marche, infatti, i dati sono inequivocabili: +36,38%, un vero e proprio boom, soprattutto se si pensa che la seconda regione, il Veneto, ha fatto segnare il +14,6%, con una differenza quindi veramente incredibile.
Degno di nota anche il dato dell’Abruzzo, unica tra le 20 regioni italiane a far registrare un calo nell’anno precedente con il -4,5% rispetto al 2016, e che nel 2017 invece raggiunge un ottimo +10,2%, segno di una ritrovata fiducia e ripresa nel settore dopo gli effetti dell’ultimo terremoto.
Passando alle note dolenti, sono solo due regioni, entrambe del Sud, ad aver registrato una contrazione rispetto a un anno fa: Basilicata con il -3,5% e Calabria al -0,4%.
COMPRAVENDITE PER FASCE D’ETÀ
Anche nel primo semestre del 2018 la fascia d’età più attiva nel mercato immobiliare uomini è quella 18-35 anni, con il 26,7% sul totale delle compravendite (dato in leggerissimo calo, -0,58% rispetto al primo semestre 2017).
La fascia 36-45 segue a ruota con il 26,19%, poi la fascia 46-55 al 21,6% e quella 56-65 in lieve aumento al 14,2%.
Quest’ultima fascia d’età si conferma quella che in percentuale vende più immobili (per ovvi motivi), così come è altrettanto scontato che sia la fascia più giovane, ovvero gli under 35, ad acquistare più immobili.
DATI SULLE AGEVOLAZIONI “PRIMA CASA”
Anche nei primi sei mesi del 2018, secondo i dati raccolti nel Rapporto, si conferma una tendenza ormai stabile del mercato immobiliare italiano, ovvero il fatto che più della metà degli immobili a scopo abitativo in Italia siano acquistati usufruendo delle agevolazioni “Prima casa”. Per la precisione, per 177.212 case su 246.539 compravendite totali è stata chiesta l’agevolazione, per una percentuale attorno al 71-72%.
Sono ovviamente le coppie giovani a trarre maggior beneficio dalle agevolazioni previste dalla legge: quasi il 35% delle abitazioni acquistate come prima casa sono state comprate da Under 35. Dal Rapporto si conferma anche che, come nei rapporti precedenti, è nella fascia d’età successiva, ovvero 36-45 anni, che si effettua il passaggio dalla prima “Prima casa” alla seconda: intendiamo cioè che è in questa fascia d’età che si vende l’abitazione che è stata acquistata con i benefici fiscali per acquistarne una nuova su cui usufruire nuovamente degli stessi vantaggi.
DATI SUI MUTUI IPOTECARI
L’ultimo aspetto del Rapporto sul quale desideriamo soffermarci riguarda i mutui ipotecari.
Il primo dato interessante da sottolineare riguarda il numero di mutui ipotecari erogati per acquisto di fabbricati di varie tipologie, che registra il +6,18%, aumento che conferma il momento positivo cominciato già nel 2017 (rispetto ai dati del 2016, ovviamente). Analizzando i dati a livello regionale, si conferma il momento negativo nelle ultime due rilevazioni per Valle d’Aosta, Calabria, Basilicata, Molise, Umbria e Friuli-Venezia Giulia. Tra le altre regioni, tutte con segno positivo, solo Marche (+19,1%) e Veneto (auasi +12%) registrano un aumento in doppia cifra.
Per quanto riguarda l’importo medio del singolo finanziamento erogato, da un lato si conferma la prevalenza di mutui con importi inferiori o uguali a 150.000 euro, ma dall’altro si registra l’aumento quasi del 10% dei mutui con importi tra i 200 e i 300.000 euro. Secondo gli autori del Rapporto, questo dato potrebbe essere indice di un ritrovato trend positivo anche per investimenti medio-alti, soprattutto se tale aumento sarà confermato nelle rilevazioni successive.
Concludiamo l’analisi con il dato positivo dell’aumento, per ogni singolo mese del primo semestre 2018, del capitale complessivo erogato per mutui ipotecari rispetto allo stesso mese del 2017, e con il dato del netto calo riguardante le surroghe, in contrazione quasi del 30% rispetto a un anno fa, mentre fino al 2017 i dati vedevano un ricorso più massiccio a questa particolare pratica. Secondo gli autori del Rapporto, questo crollo del numero di surroghe effettuate può avere una duplice chiave di lettura: la prima, è che coloro che avevano l’opportunità di effettuare un’operazione di surroga l’hanno già fatta negli anni precedenti, la seconda è che probabilmente i tassi offerti per le surroghe siano non più così convenienti a partire dal 2018, vista la previsione di un possibile innalzamento dei tassi d’interesse.