Intervista a Corrado Mililli, presidente di Residenze Immobiliare: “L’emergenza sanitaria avrà un impatto solo marginale sul mercato degli immobili anche perché questo è il momento migliore per comprare casa”
La pandemia sta avendo e continuerà ad avere senza dubbio pesantissimi effetti anche sull’economia, ma le conseguenze dell’emergenza sanitaria e del lockdown si manifesteranno in modo e in misura molto diversa da settore a settore. Tra questi l’immobiliare, con ogni probabilità, uscirà prima e meglio dall’inevitabile rallentamento imposto dal diffondersi del coronavirus in Italia e nel mondo. Abbiamo chiesto a Corrado Mililli, fondatore e presidente di Residenze Immobiliare, un’analisi delle condizioni attuali e scenari e prospettive sul medio e lungo periodo.
Corrado, che momento sta vivendo il settore immobiliare?
Certamente si tratta, anche per il nostro comparto, di un momento di sospensione. In ogni ambito economico si sta vivendo una fase di frastornamento: l’emergenza sanitaria ha fermato le persone e quindi ha rallentato anche uno dei settori più centrali e importanti per l’Italia e per gli italiani, quello degli immobili appunto. Questo stop sta comportando inevitabilmente delle perdite e la ripartenza sarà a velocità ridotta anche per il nostro comparto: al momento si può stimare che si riprenderà a marciare a un passo regolare non prima dell’inizio del 2021. Il rientro sarà molto probabilmente caratterizzato da un effetto rebound, quindi ci troveremo a fare i conti con un mercato apparentemente frizzante, ma bisognerà non illudersi, perché sarà il risultato della ripartenza di tutti coloro i quali forzatamente hanno dovuto interrompere la procedura di acquisto intrapresa prima dell’avvento della pandemia: dopodiché si dovrà fare i conti con l’impatto che questa vicenda ha provocato nell’economia generale.
Che tipo di ripresa è possibile prefigurare, anche in termini numerici?
Basandomi sia sulle principali statistiche effettuate a livello nazionale che sulla mia personale osservazione di quanto accaduto nei mesi di marzo e aprile, posso ritenere che la platea di coloro i quali erano intenzionati a comprare un immobile prima della pandemia si divide oggi in due categorie principali. Un 30% di quelle persone rimanderà l’acquisto per un periodo medio/lungo, sicuramente più di qualche mese. Il restante 70% invece porterà avanti appena possibile la propria intenzione, avendo soltanto sospeso, viste le contingenze, l’attività di ricerca o di negoziazione. Nell’ambito di questo 70% inoltre sarà ampia la fetta composta da chi riprenderà, con ancora maggiore determinazione, la decisione di comprare casa. Questo lungo periodo di lockdown infatti ha, in molti casi, reso ancor più evidenti le criticità della propria abitazione: la metratura non sufficiente, difetti dal punto di vista dell’abitabilità e della luminosità, la mancanza di confort e comodità e, soprattutto, l’assenza di spazi esterni, sta facendo rafforzare in molti il progetto di cambiare casa. Un’altra quota di mercato – verosimilmente un 15% circa rispetto al 70% indicato – sarà invece positivamente sollecitata e stimolata da quanto accaduto in quanto l’attuale crisi ci sta dimostrando, ancora una volta, che l’investimento immobiliare è quello più sicuro. Seppur non immune da inevitabili oscillazioni nelle quotazioni, è difficile trovare settori con la stessa capacità ed efficacia nel preservare il capitale: il mattone si conferma quindi il bene rifugio per eccellenza. E tra l’altro questo è un momento particolarmente favorevole per comprare.
Perché?
Perché i tassi di interesse sono ai minimi storici, soprattutto i tassi fissi. Accendere un mutuo oggi può rivelarsi quindi davvero conveniente. E se anche le quotazioni immobiliari non dovessero scendere molto – come ritengo sia probabile – la diffusa esigenza di liquidità può portare comunque a trovare delle ottime occasioni.
Per quanto riguarda Roma, che per Residenze Immobiliare costituisce il principale mercato di riferimento, si osservano delle particolarità?
Ritengo che Roma conoscerà delle percentuali di incidenza negativa sul suo mercato immobiliare più basse rispetto a quelle nazionali. Questo perché ad alimentare il suo mercato immobiliare è un target che, in ampia parte, risentirà in modo molto limitato della contrazione economica e anche per la specificità di questa città e del suo territorio.
A cosa è chiamata un’agenzia immobiliare per superare al meglio questo momento?
Certamente a cambiare impostazione e prospettive. Innanzitutto le realtà più grandi occuperanno uno spazio crescente di mercato a discapito delle piccole. Questo perché i clienti sono sempre più esigenti e necessitano di essere supportati in ogni fase. Solo agenzie grandi e ben strutturate riescono ad aumentare i servizi e a ridurre allo stesso tempo i costi, a vantaggio tra l’altro sia degli agenti immobiliari – che hanno fino ad oggi svolto l’attività in proprio o presso piccole agenzie di quartiere – che, soprattutto, dei clienti. Ritengo quindi che per molti agenti si manifesterà l’esigenza di aggregarsi, come opportunità di crescita professionale ed economica. Fondamentali saranno poi sempre di più le attività di formazione e aggiornamento: anche questo settore richiede infatti competenze sempre più specifiche. Tra queste c’è la capacità di supportare e seguire il cliente anche a distanza: gli eventi di questi mesi hanno evidenziato come i servizi online e l’assistenza da remoto siano ormai imprescindibili. Noi di Residenze Immobiliare avevamo già imboccato questa strada e abbiamo potenziato gli strumenti e i canali digitali in concomitanza dell’emergenza sanitaria. Seppure continuiamo a preferire e privilegiare il contatto diretto e di persona, questo ci ha permesso di rispondere efficacemente, in ogni momento, alle esigenze dei clienti. Einstein sosteneva che l’unica vera crisi è l’incompetenza. Credo che oggi sia vero più che mai. Tutti noi siamo chiamati alla professionalità e al rinnovamento: solo così dalla crisi usciremo e saremo ancora più forti.