Secondo la rilevazione dell’Agenzia delle Entrate sono in leggera crescita anche le rendite catastali
Nel 2017 il numero di immobili esistenti in Italia è aumentato, arrivando a un totale di quasi 75 milioni. Questa cifra emerge dal consueto studio “Statistiche Catastali”, realizzato e pubblicato ogni anno dall’OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate). Precisiamo subito che, ovviamente, il censimento degli immobili riguarda tutti gli edifici che siano regolarmente registrati presso i vari Uffici del Catasto presenti nel territorio nazionale, escludendo quindi tutte le strutture abusive e non regolamentari presenti, purtroppo, ancora in numero piuttosto elevato, specialmente in alcune zone del Paese. Fatta questa debita e forse scontata premessa, torniamo ai numeri.
Si diceva dell’aumento del numero di immobili, un incremento pari allo 0,8% rispetto al 2016, per un totale di quasi 550.000 unità immobiliari in più, divise nelle varie categorie catastali. Gli aumenti più marcati si registrano nella categoria F – ovvero le varie tipologie di unità immobiliari non idonee a produrre reddito – che raggiunge il +3,2%, e nella categoria D, cioè gli immobili a destinazione speciale (+1,6%). Cresce anche il numero delle unità immobiliari a uso collettivo (+1,2%), dei negozi (categoria C/1) e delle pertinenze commerciali (C/2), che raggiungono insieme l’1,1% di incremento. Aumenti meno marcati, sotto l’1%, si segnalano per il gruppo E (immobili a destinazione particolare, +0,9%), e per le abitazioni (+0,3%). In calo, seppur leggerissimo, gli uffici (categoria A/10), scesi dello 0,2%.
Come è abbastanza semplice prevedere, quasi 9 edifici su 10 sono intestati a persone fisiche (l’88% per l’esattezza).
Abbiamo quindi detto che il numero di unità immobiliari destinati ad uso residenziale, ovvero tutti quelli inseriti nelle categorie da A/1 a A11 (esclusi i già citati uffici categoria A/10), sono aumentati dello 0,3% nel 2017 rispetto al 2016, per un numero totale che sfiora i 35 milioni, con 114.000 unità in più. Tra le differenti categorie, l’aumento più significativo, il +2,2%, è per la categoria A/11, abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi, seguita dalla A/7, ovvero i villini, cresciuti dell’1%. Le abitazioni civili (A/2) sono incrementate dello 0,7%, e le A/3 (abitazioni economiche) dello 0,4%. In calo, invece, seppur lieve, le abitazioni di tipo popolare (A/4), al -0,3%, le ville (categoria A/8) al -0,7% e i castelli e palazzi di eminente pregio artistico o storico (A/9), diminuiti dello 0,8%.
I cali più vistosi sono per:
- A/1, abitazioni signorili, -1,6%;
- A/5, abitazioni ultrapopolari, -2,3%;
- A/6, abitazioni di tipo rurale, -2,5%.
Ultimo dato che riportiamo, seppure brevemente, è quello relativo alla rendita catastale, che nel 2016 aveva fatto registrare un -1,1%, mentre nel 2017 ha segnato un’inversione di tendenza, crescendo dello 0,4%. Il dato, di per sé non numericamente clamoroso, è però un fatto decisamente positivo, perché l’aumento è generalizzato, coinvolgendo infatti, in misura più o meno lieve, tutte le categorie catastali, ad esclusione degli immobili a destinazione particolare (cat. E), per i quali la rendita catastale è scesa di un punto percentuale, e degli uffici o studi privati (cat. A/10), la cui rendita registra un -0,6%.
