L’UE mira a vietare la vendita delle caldaie a gas dal 2029 per migliorare l’efficienza energetica e, soprattutto, per ridurre l’uso del gas naturale e degli altri combustibili fossili, in modo da combattere i gas serra.
Si tratta fondamentalmente di una causa nobile e di una svolta, dal punto di vista pragmatico, funzionale per difendere l’ambiente. Il problema è che molti Paesi europei, tra cui l’Italia, non sembrano ancora pronti alla transizione. Lo stop alla produzione di caldaie a gas dal 2029 è stato previsto nella bozza di revisione del regolamento Ecodesign. La direttiva è stata poi esaminata dal Consultation Forum della Commissione europea e quindi votata in Parlamento e dal Consiglio, ma non l’unanimità. Molti Stati membri si sono infatti detti contrari.
La direttiva sta dunque generando un malcontento diffuso. La prospettiva di abbandonare le caldaie a gas non piace ai consumatori, all’industria e alla politica. Quale sarebbe il problema per il semplice cittadino?
In questi mesi si sono diffuse varie ricostruzioni allarmistiche sull’argomento. Qualcuno ha suggerito che fra cinque anni l’UE vorrebbe imporre a tutti la sostituzione coatta della caldaia. Ciò non corrisponde al vero. Chiunque abbia già una caldaia a gas in casa non dovrà per forza cambiarla e comprarne una nuova o modificare il sistema di riscaldamento. Il divieto non è diretto: vale solo per la commercializzazione e le nuove installazioni.
L’Unione Europea, in pratica, vuole introdurre lo stop alle caldaie per via implicita, ossia attraverso la definizione di un limite minimo di rendimento stagionale per tutti gli impianti. Tale limite sarebbe del 115%. Una percentuale, di fatto, irraggiungibile con una caldaia a gas.
Cosa succede, dunque, se si vuole o si è obbligati a cambiare la caldaia? La direttiva suggerisce varie opzioni: si può passare alla pompa di calore, a una caldaia a biomassa, oppure a sistemi elettrici, ionici o geotermici.
Fra tutte queste possibilità, la soluzione più efficiente ed economica è la pompa di calore, che è utile sia per scaldare l’ambiente che l’acqua attraverso l’elettricità.
Stop alle caldaie e il problema della pompa di calore
Passare alle pompe di calore significherebbe ottenere importanti e veloci benefici in termini ambientali, economici e sociali. Si taglierebbero di colpo tutte le spese relative alla fornitura di gas domestico. Sussistono però dei problemi marginali. La pompa di calore ha sì un elevato rendimento energetico ma va collocata in un determinato contesto abitativo e necessita di ambiente ben isolato e ben coibentato.
La soluzione è dunque ottimale per le case nuove o ristrutturate, con impianti di riscaldamento a pavimento e infissi nuovi. In una casa non ristrutturata e non ben isolata, la resa della pompa non è più così efficiente. Passare dalla vecchia caldaia alla pompa di calore potrebbe dunque essere poco economico e scarsamente funzionale, dato che il nuovo impianto potrebbe far fatica a riscaldare le stanze più esposte in inverno.
L’altro grande problema è relativo all’installazione della pompa calore. Una parte dell’impianto va installato fuori, in giardino o sul balcone, e un’altra parte va posta all’interno della casa. La componente è ingombrante e può creare disagi a chi non ha uno spazio esterno o una casa grande a sufficienza.
Bisogna poi prendere in esame i costi. Per una pompa di calore è possibile spendere il doppio rispetto a quanto si paga oggi una caldaia nuova. E se ci sono molti lavori collaterali da fare, il prezzo sale ancora.
L’UE ammorbidisce il divieto caldaie 2029
L’Europa è consapevole riguardo agli impedimenti e alle difficoltà che potrebbero sorgere rispetto all’obbligo di installare sistemi alternativi alle caldaie a gas. Per molte persone la transizione rischia di rappresentare un intervento complicato oppure insostenibile dal punto di vista economico. Va considerato che ci sono Stati, come l’Italia, a oggi poco disposti ad approvare bonus e incentivi per favorire la dismissione delle vecchie caldaie e introdurre nuovi sistemi più efficienti. Per questo è molto probabile che il divieto di vendita delle caldaie a gas a partire da settembre del 2029 sarà ammorbidito. Come?
Probabilmente si interverrà sul limite minimo di efficienza stagionale, che per la categoria delle caldaie è attualmente pari al 115%. Visto che tale limite rischia di tagliare fuori dal mercato qualsiasi tipo di caldaia, l’UE potrebbe proporre una percentuale più realistica e flessibile.
Alcuni territori, come i centri storici dei paesi più piccoli o delle città storiche, potrebbero godere di eccezioni e deroghe. Inoltre si sta valutando anche la possibilità di ammettere la commercializzazione di caldaie in grado di funzionare con gas verdi.