Il cappotto termico può essere un’intelligente soluzione per combattere l’umidità in casa. I sistemi di finitura d’isolamento esterno permettono inoltre di aggiornare la classe energetica dell’edificio, riqualificare esteticamente le pareti su cui sono installati e, di conseguenza, aumento del valore dell’immobile.
Di norma si sceglie di installare un cappotto termico per rendere l’immobile più efficiente dal punto di vista energetico e in molti casi l’aggiunta di questa copertura può essere anche utile per contrastare il fenomeno dell’umidità.
L’umidità è un problema abbastanza comune negli appartamenti. Tale insidia comporta alterazioni estetiche (muffe nere su pareti, armadi, eccetera) e gravi danni alla salute. L’aria malsana respirata da chi abita un ambiente umido o contaminato da muffe è associata infatti alla comparsa di sintomi di malattie respiratorie. E ancora: ad asma e a danni funzionali alla gola o ai polmoni.
Il compito principale di un cappotto termico è appunto quello di aumentare l’isolamento delle pareti perimetrali di un edificio, sia per migliorare il risparmio energetico dell’immobile (preservando il riscaldamento d’inverno e il raffreddamento d’estate) che per offrire maggiore comfort ai suoi abitanti.
In questo senso, ogni cappotto termico non è altro che un sistema, ovvero un insieme di più elementi isolanti applicati dall’esterno o dall’interno sulle pareti verticali e orizzontali, per isolare in modo sicuro e continuo l’edificio.
Cappotto termico per l’efficienza energetica e il contrasto dell’umidità
Tutti i cappotti termici si basano sulla coibentazione, cioè su una tecnica atta a isolare ambienti caratterizzati da diverse condizioni termoacustiche, come per esempio l’interno e l’esterno di una casa. Il fine è quello di fare in modo che i due ambienti non scambino tra loro calore e suono. La specializzazione del cappotto di cui discutiamo è ovviamente quella dell’isolamento termico, ma esistono anche pannelli con funzione termoacustica.
Tutti gli elementi del sistema che danno vita al cappotto termico lavorano in sinergia. Lo fanno sfruttando il potere isolante di un pannello in polistirene, in polistirene espanso (EPS) o polistirene estruso (XPS). Ci sono anche altri materiali validi su cui strutturare un cappotto termico, dato che molteplici elementi risultano efficienti in fatto di coibentazione termica (per esempio anche lana di roccia, la lana di vetro, varie schiume minerali, la fibra di cellulosa, il sughero…). Tuttavia, da tempo, quasi tutti i pannelli isolanti sono in EPS o in XPS, rivestimenti che forniscono alle pareti esterne ottimo isolamento energetico e termico e perfetta impermeabilizzazione.
I cappotti EIFS/ETICS tradizionali vengono applicati alle pareti solide (quelle in muratura o ai pannelli prefabbricati). Poi ci sono gli EIFS/ETICS con drenaggio, sfruttati soprattutto per le strutture in legno, che funzionano come barriere capaci di favorire lo scolo di umidità e acqua.
Per quanto riguarda il rivestimento di un cappotto non c’è di fatto limite allo spessore dei pannelli isolanti. A differenza dell’isolamento dall’interno, infatti, l’isolamento esterno non toglie spazio utile alle abitazioni. E la normativa vigente consente di andare in deroga alle distanze dai confini (i decreti legislativi 115/2008 e il 57/2010 permettono dunque di ampliare il volume dell’immobili coerentemente allo spazio richiesto dall’applicazione del cappotto termico).
Criticità e ritorno delle muffe: come evitarlo
In passato i sistemi EIFS sono stati oggetto di numerose critiche connesse a incidenti e danni strutturali. In tanti casi, si sono infatti verificati guasti nei sistemi di isolamento, che hanno poi causato accumuli di umidità e conseguente crescita di muffe. I problemi sorgevano, soprattutto in ambito anglosassone (dove i cappotti termici sono diffusi da decenni), sia per la cattiva qualità dell’isolante che per la non perfetta installazione dei pannelli.
Se correttamente installato, il cappotto termico dovrebbe sempre prevenire l’insorgenza del problema delle muffe. Se i lavori sono fatti male, tuttavia, non è raro che la muffa possa concentrarsi nelle giunture tra le pareti, nell’area del davanzale e intorno agli infissi. Ciò dipende dalla presenza dei ponti termici. Oppure dal ricambio d’aria non corretto.
Questi due motivi, in realtà, sono collegati. Per evitare simili derive c’è bisogno che il cappotto termico abbia avuto una progettazione accurata. Il cappotto termico dev’essere come una coperta che avvolge tutto il corpo della struttura. E, va da sé, una coperta bucata o scucita in certi punti non può far altro che creare problemi e disagi.
Laddove vengano a galla elementi non isolati (per esempio il davanzale passante o controtelaio metallico) oppure fessure (succede spesso quando il cappotto è connesso male con il controtelaio o gli infissi sono stati posati in modo non conforme), l’isolamento non sarà perfetto e la muffa si accumulerà nei punti critici o esposti. Va ricordato che il sistema-cappotto non può correggere completamente alcuni ponti termici.
Bisogna infine aggiungere che il cappotto è in genere inefficace contro le muffe dovute a infiltrazioni esterne o a umidità di risalita ed è inutile anche nei casi di andamento idroclimatico interno non adeguato, cioè quando c’è un ambiente troppo umido.
Cappotto termico: perché applicare i pannelli isolanti all’esterno e non all’interno
In teoria, il rivestimento a cappotto può essere realizzato anche sulla superficie interna della parete esterna. Tale sistema è però meno utilizzato dato che sottrae spazio dagli ambienti interni ed è meno efficiente.
D’altra parte, però, il rivestimento interno presenta alcuni vantaggi rispetto al cappotto esterno. Per esempio il costo minore, una posa meno laboriosa e la possibilità di applicarlo a singole unità abitative. Quest’ultima possibilità si rivela estremamente funzionale nei condomini.
I materiali di base dei pannelli devono rispondere a vari requisiti: devono essere funzionali, resistenti, antincendio… Scegliere di sfruttare materiali scadenti per risparmiare non è mai una buona idea. Un cappotto termico non perfettamente isolante agevolerebbe infatti la formazione di infiltrazioni di umidità, muffe e condense.
Non ci sono dubbi: i rivestimenti con le migliori prestazioni in relazione al controllo termico e dell’umidità per costruzioni in mattoni, a stucco e rivestimenti in fibra di cemento sono quelli a finitura d’isolamento esterno.