Le quotazioni immobiliari, nel secondo trimestre del 2017, hanno subito solo oscillazioni minime
I prezzi degli immobili in Italia nel secondo trimestre del 2017 sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto alle rilevazioni precedenti; questo dato è il principale aspetto positivo che arriva dalla consueta analisi dell’ISTAT. Secondo le stime fornite, infatti, nel periodo aprile-giugno, l’IPAB è cresciuto lievemente rispetto al trimestre di apertura dell’anno, mentre è calato in maniera quasi impercettibile rispetto al secondo trimestre del 2016.
È bene specificare che stiamo parlando di stime preliminari, in quanto l’ISTAT non ha ancora i dati definitivi di tutti gli atti di compravendita avvenuti sul territorio italiano nel periodo in considerazione. Si tratta in ogni caso di numeri già significativi, che confermano una fase di stabilità sostanziale dei prezzi delle case in Italia, con oscillazioni di pochi decimali tra un trimestre e l’altro; stabilità che non può che essere considerata un fatto positivo, visto che arriva dopo il vistoso calo verificatosi tra il 2012 ed il 2016.
Entriamo nel dettaglio dei numeri forniti il 4 ottobre scorso dall’ISTAT, partendo dalla spiegazione su cosa sia l’IPAB. L’IPAB è l’Indice dei Prezzi delle Abitazioni, sia nuove sia esistenti, acquistate indipendentemente dalle finalità d’uso, cioè del fatto che l’acquisto sia realizzato per scopi abitativi o come investimento – specifichiamo che con la locuzione “Abitazioni nuove”, l’ISTAT indica le case di nuova costruzione e quelle già esistenti, ristrutturate e vendute dalle imprese. È quindi un indice decisamente valido per seguire il trend del mercato immobiliare.
Analizzando i numeri, scopriamo che il calo “tendenziale” dei prezzi delle abitazioni (tendenziale vuol dire basato sul confronto tra due periodi uguali di due anni consecutivi, in questo caso aprile-giugno del 2016 e 2017) è pari al -0,1% ed è dovuto principalmente al calo dei prezzi delle abitazioni già esistenti (-0,3%), mentre sono invece saliti dello 0,1% i prezzi delle nuove case.
Se leggiamo questi dati confrontandoli con quelli forniti dall’OMI (Osservatorio sul Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate) e da noi analizzati in un recente articolo, vediamo che , nello stesso trimestre, il numero di abitazioni oggetto di compravendita è cresciuto del +3,8%, mentre nello stesso periodo i prezzi, come appena detto, sono scesi dello 0,1%. Questa sostanziale stabilità dei prezzi, nonostante un netto aumento del numero di transazioni immobiliari, è sicuramente il dato più importante e positivo che si ricava da questa analisi incrociata, poiché ci suggerisce che, nonostante la ripresa ormai costante del mercato (nove trimestri consecutivi con il segno +, sempre secondo i dati dell’OMI), i prezzi delle abitazioni non subiscono variazioni brusche.
Tornando alle cifre del rapporto ISTAT, vediamo che, a differenza del lievissimo -0,1% di calo tendenziale, i prezzi sono invece cresciuti del +0,3% su base “congiunturale”, ovvero rispetto al trimestre precedente, quello di apertura del 2017. Un aumento anche in questo caso lieve, a conferma di quanto già detto sulla stabilità sostanziale dei prezzi. Questo rialzo congiunturale dell’IPAB è la somma dell’aumento dei prezzi delle nuove abitazioni (+0,3%) e di quelle già esistenti (+0,2%).
Facendo una rapida ma significativa analisi storica dal 2010 (primo anno per cui è disponibile la serie storica dell’IPAB), scopriamo che, in questo secondo trimestre del 2017, rispetto alla media del 2010, i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 14,7% (specificatamente -2,5% le nuove e -19,7% le già esistenti).
Se quindi, da un lato, l’attuale stabilità nei prezzi è segno di una ritrovata fiducia nel mercato immobiliare da parte degli italiani, soprattutto perché supportata dall’aumento delle transazioni – e tutto ciò conferma il giudizio di un settore ormai definitivamente fuori dalla crisi in cui era precipitato dopo il 2008 – dall’altro lato il livello dei prezzi è ancora decisamente minore rispetto al 2010, indice che il calo vistosissimo dei prezzi registrato dal 2012 ha lasciato un segno molto profondo, i cui contraccolpi non sono ancora stati totalmente assorbiti.